Così reagirono gli amici di Andrea Damante, quando seppero delle sue intenzioni.
“Cioè fammi capire bene, tu vai lì e conosci un botto di ragazze, le vedi per mezz’ora a settimana e tra quelle dovresti sceglierti la fidanzata?”
“Sì, dovrebbe essere questo il senso”
“Che cazzata! Come fai ad innamorarti di una che non puoi sentire, né vedere per conto tuo. Dillo che ci vai per fare il fenomeno” “Ah, a proposito, ma poi com’è che dobbiamo rivolgerci a te, quando diventerai un pezzo importante della televisione italiana?”. Tutti scoppiarono a ridere, ma ormai Andrea non li ascoltava nemmeno più, se ne stava con lo sguardo fisso su un punto lontano e l’unica cosa a cui riusciva a prestare attenzione erano i pensieri confusi che gli ronzavano nella testa. Come ne sarebbe uscito da quell’esperienza? Era preoccupato di come avrebbe affrontato quel percorso, sempre se fosse riuscito a portarlo a termine. In cuor suo, Andrea, lo sapeva che avrebbe avuto non poche difficoltà a rispettare le regole impostegli dalla produzione del programma. “Come si fa a non sentirle le ragazze?” “Se riesco a beccarle su Instagram e le contatto, mi fanno il culo per davvero come dicono?” “Oh e se poi mi innamoro per davvero?”.
Erano questi i dubbi che gli offuscavano i pensieri, eppure Andrea era convinto di volersi mettere in gioco, spinto da un’insolita curiosità. Forse era proprio questo il motivo per cui aveva deciso di partecipare al programma: l’esigenza di provare qualcosa di forte, o perlomeno qualcosa, la voglia di avvertire quel formicolio non solo nello stomaco, ma nelle mani, nei piedi. Quanto era bella Verona quel giorno. Poteva essere stata l’ora tarda, quella che avvicina il giorno alla notte, quella in cui il cielo mette in mostra il suo estro e ci regala i più bei giochi di colore, oppure era solo lo stato d’animo di Andrea, quello che di solito provava quando si cimentava in una cosa nuova, ma quella sera l’aria profumava di qualcosa di diverso, di magico. E allora perché aveva paura? Il problema, e Andrea lo sapeva bene, non era il mettersi in gioco in qualcosa di nuovo, anzi, quella era la parte bella di ogni progetto, come quando suonava in qualche locale e avvertiva la frenesia, l’adrenalina che precedeva l’impresa. Quella era la parte che preferiva di tutta la faccenda. La sua paura più grande era quella di fallire, come gli era già capitato di fare in passato. Quando suoni, pensava Andrea, hai sulle spalle la responsabilità del divertimento delle persone, devi emozionarle, lasciare il segno con la tua musica e quando ci riesci, diventa spettacolare, da “cinema”, ma se non va come volevi, hai sempre la possibilità di rivedere quello che c’è da cambiare, eliminare. In campo sentimentale era diverso, convenne Andrea. Lì, se fallisci ti porti gli strascichi dei rimpianti e non c’è la possibilità immediata di rimediare, anzi, non sai nemmeno se l’avrai mai la possibilità di rimediare. A lui non l’avevano mai concessa una seconda opportunità. Sarà forse che si giocava così di merda la prima, che solo qualcuno di veramente folle gli avrebbe permesso di ripetere, eventualmente, gli stessi errori. Andrea pensò poi all’imbarazzo che si sarebbe creato nelle prime uscite con le ragazze. Anche quella era una delle parti che preferiva, dell’intera vicenda. A mettere in imbarazzo le ragazze se la cavava bene, e sorrise all’idea di trovarsele davanti, impacciate, impegnate a capire come fare breccia nel suo cuore e inconsapevoli del fatto che l’unica cosa che l’avrebbe fatto capitolare, sarebbe stata la capacità di togliergli la voglia di parlare, insegnandogli ad ascoltare.
Ecco, Andrea moriva dalla voglia di incontrare qualcuna che avesse qualcosa di interessante da dirgli, qualcuna che fosse stata in grado di togliergli il fiato, oltre che il sonno. “Oh, se becco qualcuna che mi mette in difficoltà e riesce a togliermi il sonno, me la scelgo”, fu con questo pensiero che Andrea decise di interrompere quel flusso di coscienza, una delle solite chiacchierate con sé stesso che quasi sempre restavano irrisolte e ci pensavano gli eventi fortuiti, alla fine, a trascinarlo verso una decisione che in fondo, non sentiva mai sua. Scegliere, quanto gli faceva paura scegliere. Era stato così da sempre. O meglio, finché scegliere non significava rinunciare, Andrea era ben lieto di farlo. Era rassicurante tenersi aperte più strade, poter scegliere tra più alternative, senza che una né escludesse un’altra. Ma quando fare una scelta, significava dover dire addio a qualcos’altro, era davvero un problema per lui e ora che lo sapeva per certo, che alla fine di quel suo percorso in tv, si sarebbe imbattuto proprio in una scelta, forse partecipare al programma non gli sembrava più una grande idea. Non era quello però il momento dei ripensamenti e quindi, Andrea, con un gesto automatico del capo, si scrollò di dosso i pensieri, guardò i suoi amici e disse : ”Vado che domani devo alzarmi presto. Devo registrare un video per il programma, in cui mi presento e dico quello che cerco”.
“E che cosa cerchi?” gli chiese uno degli amici.
“Tutto e niente. Anzi, cerco qualcosa che sembri niente ma che valga tutto”. E con la sensazione di aver appena detto una cosa profonda, al di là della cazzata, Andrea si avviò verso il suo destino.
Un po’ di tempo dopo, nella periferia della grande città, Giulia De Lellis, che aveva la mente impegnata ad immaginarsi il suo futuro, animata da una voglia matta di realizzare i suoi sogni, ancora non lo sapeva che di lì a poco avrebbe stravolto completamente la sua vita, riuscendo a rinunciare all’unica cosa che le sembrava indispensabile: il controllo. Con lo sguardo perso nelle mille riviste di cui erano ricoperti sia il divano che il tappeto e la fronte corrugata per lo sforzo di dover trovare per forza l’idea geniale che le avrebbe cambiato la vita, Giulia alzò appena lo sguardo, solo per cercare qualcosa su cui appuntare quello che per lei era il bozzetto del secolo, il disegno perfetto della sua idea geniale, quella che l’avrebbe resa la protagonista delle migliori riviste di moda. Nemmeno si accorse del televisore acceso e dell’amica e di sua madre sedute di fianco a lei, su quella piccola porzione di divano risparmiata dal mare di riviste. In quel momento avrebbero anche potuto annunciare la più grande catastrofe, per lei esisteva solo quel foglio su cui avrebbe impresso il progetto che l’avrebbe resa famosa e che in qualche modo sarebbe stato conservato nei musei come testimonianza artistica per i posteri. Ma perché nessuno si accorgeva dell’urgenza di doverle passare un foglio? Quasi stizzita si rivolse alla madre dicendo : “Mà”, ma la sua voce risultò più acuta di quanto volesse e la madre sobbalzò dicendo : “Giulia, ma sei impazzita?”. In quel momento, l’amica stoicamente ignorata, colse l’occasione per dire : “Giù, guarda. Stanno per presentare il nuovo fenomeno. Chissà questa volta che cosa cercherà. L’amore della sua vita? La madre dei suoi figli? Ah no, una ragazza che riesca a tenergli testa. Vogliono tutti una che riesca a tenergli testa, però poi dimenticano di non averne una”.
“Ciao, sono Andrea, ho 25 anni…” così esordì il ragazzo bello nel video e continuò dicendo : “So di piacere molto alle donne e ogni volta che ho provato a conquistarne una, alla fine, ci sono sempre riuscito”.
“Ma senti questo”, esplose Giulia. “Porello. Eccone un altro che è convinto di averle tutte ai suoi piedi”. “Stiamo attente eh”, continuò Giulia guardando l’amica : “Che questo è stronzo, ma con il sorriso”. Le due scoppiarono a ridere, facendosi beffa del protagonista del video, il povero Andrea, schernito a distanza da una ragazza che non si sarebbe mai aspettata di avere l’occasione di poterlo fare anche da vicino. Nel video, però, Andrea parlava anche della sua infanzia, dei genitori separati, dell’importanza di sentirsi forti grazie all’affetto di una famiglia unita. E a quel punto Giulia non sorrideva più, anzi, pensava al suo album di fotografie, e a quella frase che gli faceva da incipit e che sembrava che Andrea stesse parafrasando: “La famiglia è la patria del cuore”. Quanto significato aveva quella frase e quanta importanza aveva, per lei, che chiunque fosse diventato il suo compagno, la pensasse allo stesso modo. Vabbè ma perché pensava a lei e a chi ci sarebbe stato nella sua vita? Quello non era il suo momento, era il momento di Andrea Damante e del suo monologo che in fondo, pensò Giulia, forse valeva la pena ascoltare. Più Andrea parlava e più Giulia avvertiva un senso di familiarità scaturito dalle parole di lui, come se a pronunciarle non fosse un tronista qualunque ma qualcuno a cui lei pensava quando immaginava il ragazzo che avrebbe voluto accanto a sé. Restò in silenzio per tutta la durata del filmato, aspettando di poter condividere con l’amica la giusta dose di ironia, riservata alla categoria dei tronisti, ma quando Andrea pronunciò la frase : “Spero di trovare la mia Giulietta”, lei ci provò pure a rispondere alle battute ironiche che la sua amica continuava a partorire su Andrea, ma le frasi inviperite, le restarono bloccate in gola e l’unico commento che riuscì a fare, riguardava la canzone scelta per il filmato. Possibile che nessuno a parte lei si era accorto che il ragazzo in tv aveva appena fatto il suo nome? Il nome di lei che per la prima volta prestava attenzione a uno di quei filmati di presentazione, non per appuntarsi le cose per cui deridere il tronista, ma perché era curiosa di sapere quante cose avevano in comune! Lui cercava la sua Giulietta…
E se fosse stata lei la sua Giulietta? Sorridendo tra sé e sé per l’assurdità del pensiero, immaginò che si trattasse di uno scherzo del destino, ma non poteva saperlo che in quel momento, fu proprio il destino ad aver fatto la prima mossa.